Teatro

La comica malinconia di Sik Sik attraverso la maschera di Benedetto Casillo

La comica malinconia di Sik Sik attraverso la maschera di Benedetto Casillo

Un progetto teatrale in due tempi, questo “Sik Sik l’artefice magico”, come ha spiegato il direttore della rassegna teatrale “Benevento Città Spettacolo”, Giulio Baffi, alla platea del teatro Mercadante dove si è rappresentato, per il “Napoli Teatro Festival Italia”, il famoso atto unico di Eduardo De Filippo nella versione originale datata 1929, mentre l’edizione più recente che il drammaturgo ampliò e portò in scena nel 1979 al Teatro San Ferdinando - di cui rimane in testimonianza una versione registrata dallo stesso Baffi, allora direttore del San Ferdinando - sarà presentata dallo stesso regista e cast scenico, a settembre nell’ambito della rassegna beneventana.

Una sinergia tra due importanti rassegne teatrali, tra due direttori artistici: Luca De Fusco e Giulio Baffi, che vede impegnati il regista Pier Paolo Sepe, gli attori: Benedetto Casillo, Marco Manchisi, Aida Talliente, Roberto Del Gaudio, in questa doppia performance teatrale nel ricordo del grande Eduardo De Filippo di cui l’anno prossimo cade il trentennale della scomparsa.

La versione a cui ho assistito appunto nell’ambio del Napoli Teatro Festival Italia è quella del 1929, che Eduardo scrisse come una sorta di siparietto, di schetck, all'interno dello spettacolo di rivista Pulcinella principe in sogno che presentò nella Compagnia di Riviste Molinari del Teatro Nuovo di Napoli, assieme ai fratelli e ad altri attori che successivamente saranno esponenti di punta della sua compagnia teatrale (Pietro Carloni, Tina Pica, ecc.).

Dunque una specie di “fuori scena”, una aggiunta, ma in realtà un vero e proprio gioiello scenico talmente riuscito e perfetto da avere una vita lunga, personale e fondamentale nel teatro eduardiano, oltre ad avere fortuna anche attraverso altre interpretazioni (ricordiamo quella del 1971 al Piccolo Teatro di Milano con Franco Parenti nel ruolo di Sik Sik).

L’allestimento di Sepe, rispettoso e filologicamente legato al testo, è di certo anch’esso un piccolo gioiello di richiami storici d’epoca, di profonde analisi e riferimenti ad un mondo dell’avanspettacolo, della rivista, scalcinato e malinconico, dove l’arte dell’arrangio entra in campo anche sul palcoscenico, e dove ci può sovvenire anche un sotteso raffronto con un universo Rom quasi alla Kusturica.

Quindi contaminazioni ma nel rispetto enorme di questo testo che è di certo un caposaldo, una pietra miliare, un “capostipite”, come lo stesso Eduardo De Filippo ebbe a dire, di tutte la poetica teatrale eduardiana. E di questa poetica l’allestimento di Pier Paolo Sepe non ne perde le tracce, anzi, pur con una volontà di far emergere la mai sopita modernità delle povere vicende del sedicente mago Sik Sik. Perchè l'immortale personaggio eduardiano può davvero incarnare l'apologo dell'uomo moderno, quello che si aprì al nuovo secolo, il Novecento, pregno di cambiamenti ma anche di insicurezze, di crisi identitarie e, nel caso di Sik Sik, anche di una profonda fragilità, ammantata dalla voglia di sopravvivenza. Infine si parla di povertà, di miseria, di un mestiere, quello del teatro, che è sempre stato il più difficile, spesso come chi scrive sull'acqua, ma anche il più fantasioso e creativo per eccellenza! Un'arte che Eduardo in questo suo atto unico ha sviscerato totalmente, raccontando di esseri umani, di sacrifici quotidiani e di grande poesia.

In ciò si avvale di un cast di spessore e grande interesse unendo la tradizione alla modernità. Convivono le esperienze di grande tradizione scenica di Benedetto Casillo, con quelle di teatro d’avanguardia di Marco Manchisi e Aida Talliente, insieme alla ironia di Roberto Del Gaudio, esponente e chansonnier di “I Virtuosi di San Martino”. Un cast comunque ben assortito dove Benedetto Casillo restituisce una grande interpretazione di Sik Sik, strappando continue risate e sempre con una cifra di grande rigore scenico.

Di consolidata bravura, professionalità ed esperienza del palcoscenico, Casillo trova la sua personale dimensione in questo Sik Sik, la sua personale e malinconica poesia e come sempre ci ha abituati, non manca il ritmo, l’ironia. Anche in questo difficile ruolo che ha in sé la genesi di tutti i personaggi eduardiani, Benedetto Casillo non ha incertezze, non perde mai la scena e si consolida come uno dei più grandi interpreti del nostro attuale teatro.

Gli fa da contraltare, l’accompagna Marco Manchisi, anch’egli di bravura e solidità scenica acclarate. Bravo ancora Roberto Del Gaudio e Aida Talliente con il suo accento diverso, quasi slavo con cui pronuncia le battute in napoletano, forse per quella commistione di cui sopra voluta da Pier Paolo Sepe.

Una regia che attrae. Che rispolvera un mondo lontano, bello e venato di nostalgia mentre nel contempo lo attualizza.

Belle le scene di Francesco Ghisu e i costumi di Annapaola Brancia D’Apricena, le straordinarie luci di Cesare Accetta. Molti e sentiti applausi.